Eventi Divulgativi: "La Differenza Psicoanalitica"

Eventi Divulgativi: "La Differenza Psicoanalitica"

E’ con molto piacere che il Polo Biomedico Adriatico ospita una rubrica inerente la Psicoanalisi. La rubrica si associa ad una serie di eventi divulgativi che si terranno presso la nostra Struttura dal titolo “La Differenza Psicoanalitica”.

Ogni mese il dott. Prezioso terrà un incontro pubblico gratuito  volto a presentare gli aspetti teorici fondamentali riguardanti il discorso psicoanalitico. In tale contesto sarà possibile esprimersi e confrontarsi su curiosità e temi personali. Di volta in volta potranno partecipare agli incontri anche altre figure professionali: medici, psicologi di altra formazione, educatori professionali, tecnici della riabilitazione.

 

Di seguito riportiamo il primo articolo che introduce al confronto e all’incontro pubblico previsto per il 13/12/2019 alle ore 18 presso il Polo Biomedico Adriatico a Vasto in Via Aldo Moro n. 1; si tratta di un dialogo tra Alessandro Gentile (medico psichiatra, psicoterapeuta) e Alessandro Prezioso (psicologo, psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico lacaniano). 

Sguardo e parola: il modello psicoanalitico 

 Cosa  contraddistingue e definisce il modello psicoanalitico?

A.P.: la rivoluzione psicoanalitica è identificabile in diversi luoghi della dottrina freudiana. Direi però che il primo momento è quello segnalato dallo stesso Freud in un passaggio come questo:

"Nell’insegnamento della medicina – ci dice – siete stati abituati a vedere. Vedete il preparato anatomico, il precipitato nella reazione chimica, l’accorciamento del muscolo come risultato della stimolazione dei suoi nervi"[1] .

Per continuare con:

"Purtroppo tutto va diversamente nella psicoanalisi. Nel trattamento analitico non si procede a nient’altro che a uno scambio di parole tra l’analizzato e il medico"[2].

Il rapporto tra medico e paziente, a partire da qui,  non sarà più quello tra un soggetto e il suo oggetto, ma una relazione qualitativamente differente, che Freud chiamerà transfert[3]. Non solo: la conoscenza scientifica procederà attraverso un canale inedito, quello dell’ascolto. Non sarà la vista, la catalogazione del sintomo, la sua risoluzione attraverso un protocollo, a garantire l’appropriatezza dell’intervento; piuttosto, sembra dirci Freud, il motore della cura analitica passerà per l’ascolto, per la variabilità soggettiva della parola del paziente.

A.G.: La specificità della psicoanalisi ha sicuramente a che fare anche con il lavoro sull’ inconscio, considerarne la complessità e tal volta l’estrema “invadenza”  è un unicum sia in psicoterapia che in filosofia.  Nella psicoanalisi  la narrazione acquista centralità ed i sintomi possono finalmente essere analizzati.  Tale analisi mira all’esplorazione dell’inconscio inteso come  complesso dei processi, contenuti ed impulsi che non affiorano alla coscienza del soggetto e  di conseguenza non controllabili razionalmente.

Questo assunto  permette di mettere al centro della scena psicoanalitica la Persona nella sua totalità, peculiarità e complessità. Che io sappia nessun altro approccio curativo si occupa ad ampio spettro della “vita della gente”. Ad oggi è solo la psicoanalisi a ritenere indispensabile considerare tutti i particolari aspetti di vita: sintomi, imprevisti, equivoci,  aspetti psicologici, sociali, spirituali ecc.   

Sempre proseguendo il parallelismo freudiano con la Medicina , è incoraggiante notare come negli ultimissimi anni, le branche internistiche e chirurgiche,  comincino a definire i presupposti di trattamenti personalizzati e  di precisione. Ebbene, in Psicoterapia abbiamo già qualcosa che risponde a questi canoni e spesso non la utilizziamo o al sottoutilizziamo e questo qualcosa è la Psicoanalisi.  

Perché scegliere una terapia ad orientamento psicoanalitico?

A.P.: per diversi motivi, ma insisterei sulla questione della parola. Molte psicoterapie hanno al centro del proprio dispositivo di cura la parola, ma in psicoanalisi  mira a far emergere una parola piena, la quale relativizza la “chiacchiera” impersonale, la parola vuota e le costruzioni di compromesso che abitano la quotidianità. in seduta, ciò che conduce all’osso della questione soggettiva, del sintomo, della stasi da cui è attanagliato il paziente è una parola piena, “magica”, che si oppone al vuoto ripetersi delle identificazioni del paziente. A tal proposito, a mio parere va rivendicata e radicalizzata l’accusa che viene rivolta agli psicoanalisti, quella cioè di essere maghi e santoni dediti alla suggestione. La parola analitica è esattamente questo, una potenza “magica”. Per comprenderne la forza, è opportuno pensare al ruolo della parola fin dall’antichità greca, quando quella era in diretto rapporto con la Verità. Si potrebbe dire che il ruolo della parola fosse quello di dar forma, modellare la realtà, agendo come una potenza oggettiva sul mondo fisico, e non solo psichico. La parola, caricata di un senso magico, era in questo modo strumento di costruzione del mondo e di rapporto con la Verità, sociale e soggettiva[4].

A.G.: Direi che i temi e gli elementi di una cura psicoanalitica esistono e trovano in parte riscontro anche nelle attuali evidenze genetiche e neuroscientifiche. Nell’ultimo decennio il sistema sanitario svedese, che precedentemente aveva disincentivato l’approccio psicoanalitico a favore di altri percorsi, ha dovuto ricredersi. Noi esseri umani non siamo tutti uguali e l’applicazione di alcuni standard psicoterapeutici non funziona necessariamente con tutti.

Inoltre, al di là del complicato e appassionante discorso dei dati scientifici, l’esperienza psicoanalitica è un percorso di arricchimento personale. Concedersi all’esplorazione del proprio inconscio in maniera libera aiuta ad avvicinarsi al Reale. La Psicoanalisi, mi viene da pensare,  pare ricercare un Reale in un moderno contesto di vita sempre più virtuale, digitalizzato, uniformato, parametrato ed acritico. Sono tutti ottimi motivi per una scelta.

Quali sono gli obiettivi degli incontri promossi dal Polo Biomedico Adriatico?

 A.P.: il primo obiettivo è quello di avvicinare e diffondere informazioni sul sapere psicoanalitico, tentando di tradurne i concetti più complessi; trattandosi di un approccio terapeutico, ci sforzeremo di farne comprendere il potenziale curativo, le possibilità evolutive insite nel trattamento psicoanalitico. Poi si tratterà di incuriosire, affezionare chi vorrà partecipare: affezionare alla parola, ma anche alla propria storia, all’unicità della propria esistenza, stimolare la curiosità rispetto a ciò che abita ciascuno di noi e resta nella maggior parte dei casi in ombra, non esplorato. In fondo, è questo uno dei presupposti psicoanalitici: lavorare sulla rimozione perché qualcosa della propria esistenza possa tornare non in forma di sintomo, ma piuttosto come scheggia della verità che abita ogni soggetto.

A.G.:    La psicoanalisi non è l’unica possibile scelta psicoterapeutica ma è uno dei possibili percorsi. Conoscerne gli aspetti fondamentali ed i presupposti aiuta ad operare delle decisioni informate in ambito psicoterapeutico.  L’obiettivo degli incontri è quello di  promuoverne il Sapere senza demonizzarlo o idealizzarlo.

 

[1] S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 2010, pp. 20-21

[2] ibidem

[3] Il tema del transfert verrà discusso in un prossimo nostro articolo

[4] Per una disamina del tema, si veda M. Detienne, I maestri di verità nella Grecia arcaica, Laterza, Bari-Roma, 2008

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